[Spore di Tetano] Le stelle risplendono. Ma è meglio riflettere.

• Nell’illustrazione di @patty_chironi [seguitela!] io e parte dei miei amici mentre ci dilettiamo a perdere il nostro tempo tra sogni e realtà •

Oroscopo a tema • Wiki-wiki

16 – 22 giugno 2020

Ariete. 🐏

Sai cos’è una chatelaine? Avresti potuto osservarne molte nei salotti della borghesia, più precisamente sui fianchi delle donne. La chatelaine era una spilla decorata dalla quale pendevano, fino a metà gamba, numerose catenelle che terminavano con utensili vari. Forbicine, lenti di ingrandimento, ago e filo, agendine, borsellini, orologi, ventaglietti, chiavi, coltellini e fiammiferi. Ogni donna aveva la sua personale e decideva cosa le era indispensabile per la vita in società. Uso delle più timide, ad esempio, era appenderci degli oggetti scintillanti, che venivano utilizzati per iniziare una conversazione. Di certo non ne avresti bisogno tu, che sai tener banco e far divertire tutti, da buon animale sociale quale sei. Hai poi presente quando nei film ambientati tra il 700 e il 900 le donne perdono i sensi e c’è sempre il genio di turno che ordina ‘DATELE DEI SALI!’ e magicamente appaiono i sali (ad una velocità che neanche i meccanici Ferrari al pit-stop)? Ecco, era uso che una delle catenelle terminasse con una fialetta di sali, non perché fossero di moda i sali, ma perché era di moda svenire, sia chiaro. La chatelaine era un simbolo così prezioso che veniva lasciato alle proprietarie anche in sepoltura, al pari dei gioielli più importanti. Tra gli oggetti essenziali, ne veniva scelto uno molto particolare, di grande valore e di ricercata raffinatezza: il tirebouchon o cavatappi. Nato a metà del 400 nelle armerie, era usato per togliere le palle di piombo che restavano incastrate nelle bocche dei cannoni, finché, gira che ti rigiro, non si iniziò ad usarlo anche per lavori più fini. Il primo brevetto, inglese, fu del reverendo Samuel Henshall, nel 1795. La produzione del cavaturaccioli crebbe e gli artigiani iniziarono a realizzare dei piccoli capolavori in oro e argento, per soddisfare appunto le classi sociali più elevate. Alla fine dell’Ottocento si diffuse la vendita al dettaglio di tutti i liquidi, che venivano sigillati con tappi in sughero, quindi il tirabouchon era vitale per stappare birra e vini, ma anche medicine, boccette d’inchiostro, profumi e cosmetici. Ariete, tu che sei un asso a riconoscere le situazioni intelligenti e a capire che le cose semplici non sono banali solo perché esistono da tempo e che qualcuno prima di noi si è messo il problema e l’ha risolto, so che apprezzerai queste poche parole che ti associano a quel sincero -pop- che, come un rito, da secoli risuona e scalda gli uomini nei momenti di festa, di allegria e di frastuono di chiacchiere e amici. O anche di un delicato cin-cin in un silenzio romantico.
P.S. Una delle tecniche per non svenire, ora che non è più di moda portarsi appresso i sali, è bere almeno un bicchiere d’acqua ogni sei di vino! Lo dicono le stelle, eh…

[Days of wine and roses – Frank Sinatra]

Toro. 🤘

Le belle idee non sono sufficienti, eh? Caro Toro. Alle volte sono anche controproducenti e tu lo sai bene. Sono un po’ come le buone intenzioni, che spesso non portano al risultato cercato. Eppure ne sei stracolmo e da bravo bovino rumini e rirumini, muggini e rimugini, ti rovi e ti arrovelli, ti giri e ti girini, in cerca di quella soluzione che ti sembra di avere sempre sotto gli occhi, senza mai vederla. Vacilli tra giorni in cui ‘Gianni! L’ottimismo è il profumo della vita!’ e giorni in cui ‘Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.’ Trascorri giornate brevi e nottate lunghissime, ad accendere e spegnere quella lampadina. Devi sapere che sin dai primi esperimenti con l’elettricità apparve chiaro che un filo percorso da corrente, generasse calore. Il fenomeno è dovuto dalla resistenza che il filo oppone all’energia elettrica. Se la corrente elettrica è sufficiente, il filo si arrossa, arroventandosi e generando luce. Questo è il principio della lampadina a filamenti incandescenti. Siamo intorno al 1835. Nel 1845 la prima richiesta di brevetto, ma si riuscivano a produrre solo lampadine di breve durata e nel 1860, nonostante i suoi giganteschi sforzi, Joseph Swan giunse alla conclusione che la lampadina non avrebbe avuto alcun futuro. Beh, visto come sono andate le cose, si può dire che Swan se la cavava più con la scienza che con le predizioni! Comunque, si sa che è stata l’introduzione del tungsteno, metallo che ha rivoluzionato anche molti altri aspetti delle nostre vite, a dare la svolta alla straordinaria invenzione della lampadina. La luce a comando non è solo qualcosa di pratico e di ormai irrinunciabile nella nostra società. È anche un conforto, è un sospiro di sollievo dopo un brutto sogno, è una magia buona per ingannare il tempo, è la spada che scaccia i mostri da sotto il letto. Ma se quegli uomini, passami il termine, illuminati avessero rinunciato alle loro idee, se avessero ceduto a tutti i fallimenti affrontati nei decenni e ti assicuro che furono tanti, è molto probabile che le cose sarebbero andate diversamente per tutti noi. Tu devi essere come quel filo di tungsteno che resiste alla scarica elettrica e, opponendosi, la trasforma per tutti. Come dice la Rowling con la voce di Albus Silente: ‘La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda… di accendere la luce.’
P.S. Il modo di dire ‘mettersi in luce’, amico Toro, dovrebbe farti…riflettere.

[Tungsteno – Scisma]

Gemelli. 👨‍❤️‍💋‍👨

Tra i modi di prevedere il futuro c’è sicuramente il calcolo, azione alla quale sei abituato e portato. Quando ti trovi di fronte ad una decisione analizzi tutti i dati a tua disposizione. Pensi ad una mossa e alle possibili conseguenze, entrando in un viaggio mentale senza fine, finché chi ti sta intorno non perde la pazienza e sceglie al posto tuo. Questo perché, nonostante la tua rapidità di pensiero sia al di sopra della norma, dedichi al ragionamento così tanto tempo che paradossalmente risulti lento. Il problema del calcolo è stato affrontato da nomi di rilievo, sin da tempi inaspettati. Da Wilhelm Schickard che nel 1623 progetta il primo prototipo di calcolatrice, a Pascal; dall’italiano Tito Livio Burattini al tedesco Gottfried Leibniz che realizza lo Stepped Reckoner, in grado di eseguire anche le moltiplicazioni. Ma c’è un altro accumulo di neuroni sani da celebrare per genialità e tenacia. La sua storia ha inizio nel 1902, con la nascita di un bambino di nome Curt nella famiglia Herzstark; famiglia che possiede un’industria di calcolatrici. Il mercato può però offrire solo modelli molto pesanti, come il Marchant, tra i più leggeri in commercio: appena 9 kg trasportabili con una comoda valigetta! Il nostro Curt decide così di idearne una davvero portatile e nel 1937 è pronta: un delizioso strumento cilindrico che sta in un palmo, in grado di svolgere le quattro operazioni, totalmente meccanico e quindi indipendente dall’energia elettrica. Un progetto fe-no-me-na-le. Ma nel 1938 i nazisti invadono l’Austria e Curt, figlio di padre ebreo, si ritrova prima in un campo di concentramento e poi in una fabbrica. Tra peripezie, sofferenze e un po’ di fortuna, Curt si concentra nel ridisegnare la sua calcolatrice, ma proprio mentre completa i disegni, gli alleati entrano nel campo di concentramento. Libero, Curt propone la sua idea al principe del Liechtenstein e i suoi prototipi piacciono a tal punto che il principe stesso si mette a fare calcoli, divertito. La produzione dell’innovativa calcolatrice, autentico gioiello della meccanica a cui viene dato il nome di Curta, riscuote subito un successo mondiale fino agli anni Settanta, quando viene soppiantata dai primi esemplari elettronici. Deve essere sempre così, amico Gemelli: nessun conflitto, nessuna truppa nemica, nessun ostacolo e nessuna ingiustizia può allontanarti dal perseguimento del tuo sogno nel cassetto. E se la vita ti porta via tutto, compreso il cassetto, ricordati che puoi sempre tenere il tuo sogno stretto nel palmo della mano, perché per quanto possano sembrare immensi, i sogni sono calcolati su misura di chi li sogna.
P.S. A proposito di conti: tieni a mente che i più complessi sono quelli che devi fare con te stesso. Credo ci sia ancora qualche modello di calcolatrice Curta, in giro per il globo, fossi in te ci farei un pensierino…
[Musica – Reckoner – Radiohead]

Cancro. 🦐

Stephanie Louise Kwolek, aveva deciso di diventare un medico, laureatasi in Chimica nel 1946 accettò un lavoro alla DuPont per mettere da parte i soldi che le avrebbero poi permesso di frequentare Medicina. Tutto sommato, quel posto di lavoro le parve così interessante che rinunciò alla carriera medica. Nel primi anni ’60 ci fu una previsione di carenza di petrolio e Stephanie e i suoi colleghi iniziarono a fare ricerche di fibre che potessero sostituire le gomme dei pneumatici. Fu lei ad insistere su alcuni test particolari che portarono ad una fibra sintetica con un’altissima resistenza meccanica, a parità di massa cinque volte più resistente dell’acciaio. Nel 1975 venne brevettata con il nome di Kevlar. L’invenzione fu straordinaria. Viene utilizzata, tra le mille cose, per: telai, cinghie di distribuzione, freni a disco, canoe, pagaie, cordini di sicurezza, stecche da biliardo, lenze da pesca, abbigliamento per motociclisti, mazze da hokey, giubbotti ad assetto variabile, imbarcazioni, aeroplani, serbatoi, i copertoni della BMX!, archi, paracaduti, stoppini per giocolieri, fibre ottiche, smartphone, calcestruzzo armato, altoparlanti, materiali per restauri di tele, caschi, tute per astronauti. Ma tra le tante migliorie che il Kevlar ha portato, ne ho una fatta su misura per te, amico Cancro. Si hanno sue notizie sin dal 1500, ma bisogna attendere la Seconda Guerra Mondiale per vederne un modello davvero funzionale. L’introduzione del Kevlar lo ha reso ancora più sicuro: sto parlando del giubbotto antiproiettile, perché so che te la cavi con le armature! Uno dei primi giubbotti sviluppati interamente in Kevlar fu il K-15 della American Body Armour, composto da 15 strati di Kevlar ed una piastra in acciaio balistico posizionata in corrispondenza del cuore. È come se ti vedessi: ti sei già connesso per acquistarne uno, vero? Come biasimarti? Potrei dirti tante cose incoraggianti, ma so che, in periodi come questo, non c’è niente di meglio di una robusta e rassicurante corazza da indossare, niente di meglio a parte la speranza che il cecchino sia miope. Metti anche l’elmetto, va’…
Ps. Se vuoi un consiglio su come apparire più stiloso, posso dirti che il costume di Batman è in kevlar. Lasciati ispirare.
[Nancy Sinatra – My baby shot me down]

Leone. 🐈

Peloso amico mio, stiloso re degli animali, dominatore incontrastato, detentore della fiamma della saggezza e della verità, per te ho pensato a un’invenzione che terrà sempre lontane da te le ombre della menzogna e il freddo dell’ignoranza. L’uomo che lo realizzò per primo si chiamava Johann Wolfgang Döbereiner nel 1823 e la particolarità di questa invenzione è che anticipò di quattro anni quella dei fiammiferi. Devo ammettere che questa cosa mi ha lasciata di sasso, ma di sicuro tu lo sapevi già… Era per lo più un oggetto da tavolo che funzionava così: un contenitore con dello zinco che reagiva con l’acido solforico e produceva idrogeno gassoso. Capito? Io no. Comunque, andiamo avanti. Successivamente, all’apertura di una valvola, un getto di idrogeno veniva rilasciato generando una fiamma. L’accensione era catalizzata da un filamento di platino, elemento che lo rendeva molto costoso e che fu causa di una scarsa diffusione tra i fumatori meno abbienti. Il primo accendino si fermò un pochino, perché entrarono in commercio i fiammiferi e non trovò miglioramenti finché Carl Auer von Welsbach (ricordato per il filamento di tungsteno che sostituì quello fragile nelle lampadine), nel 1903, realizzò la pietrina focaia con il Mischmetal lega di sua ideazione. Per sfregamento, il miscuglio emetteva scintille metalliche ad alta temperatura, in grado di incendiare i gas idrocarburici. Già nel 1908 venivano prodotti accendini che potevano stare in tasca. Da lì lo sviluppo degli accendini continuò nella prima guerra mondiale, perché i soldati che si accendevano la sigaretta con il fiammifero, producevano una fiammata molto visibile da lunghe distanze e questo costò la vita a molti di loro, per questo fu un oggetto dall’evoluzione rapida e nel 1918 i modelli erano già perfezionati. La sua fortuna arrivò poi negli anni Venti, quando in piena Art Decò fumare e di conseguenza gli accendini divennero una moda. Un altro personaggio notevole nella storia degli accendini è Marcel Bich, imprenditore torinese di origine valdostana naturalizzato poi francese, che nel 1973 acquistò la fabbrica francese Fluminaire e dopo due anni ne migliorò i prodotti, lanciando un accendino a fiamma regolabile, resistente, economico e assicurato per tremila accensioni. I suoi accendini BIC vengono venduti con il misero numero di circa 6 milioni, al giorno. Fortissimo Leone, tu che sei potente e tra tutti i segni sei quello che brilla di luce propria, sfrutta questo lume per trovare la soluzione che ti sta arrovellando il cervellino. Devi solo calmarti e accendere la fiamma per guardarti bene intorno. Poi se quando hai tempo riesci anche, con il tuo rigore, a interrompere il maledetto ciclo di accendini rubati ai fumatori che li prestano a fumatori che li chiedono nonostante ne abbiano tre in tasca, il mondo intero ti sarà riconoscente.

P.S. Se la soluzione tarda ad arrivare, consiglio l’utilizzo di uno Zippo così, nel mentre che pensi, non ti bruci le dita. Perché si sa, se ti bruci le dita, godi solo a metà. No… com’era?

[Light my fire- The Doors]

Vergine. 🤰

Precisino e tendente alla perfezione, mi diverte immaginarti bambino, mentre ti inalberi perché la conta degli altri bambini a nascondino ‘Uuuunooo, due, treeee…’ è sempre poco affidabile rispetto alla tua. Di sicuro hai imparato a leggere l’orologio prestissimo e l’essere nato in quest’epoca ti agevola nella programmazione delle giornate. Pensa se fossi nato nel periodo delle meridiane o delle clessidre ad acqua, dove il tempo era scandito da una botte forata e dalla velocità di svuotamento. Saresti impazzito. Oh, non ci crederai mai: le prime sono testimoniate nel XV secolo a.C. presso, indovina? gli egizi! Avresti invece vissuto con un pelo di serenità in più durante i primi del 300, quando i primi orologi meccanici iniziavano a essere installati nei campanili di città come Parigi, Firenze, Milano e Forlì. Ma bisogna saltare al 700 per vedere i primi orologi a molla, inventati da John Harrison che ha dato inizio alla storia di una delle invenzioni più affascinanti e ricche di curiosità dell’uomo. Ad esempio, negli orologi che indicano le ore con i numeri romani, la quarta ora la si può trovare rappresentata con ‘IIII’ e non con ‘IV’ e questo potrebbe avere tre motivi: il primo è che la prima forma è quella originale e viene preferita per motivi di simmetria grafica; il secondo era soprattutto in passato, un discorso economico, perché si risparmiava con le colate di materiale per fare le stanghettine con le quali costruire i numeri; il terzo è di tradizione storica perché quando si usavano le meridiane scrivere il 4 con quattro stanghette facilitava la lettura dell’ora alle persone non istruite e da allora gli orologiai continuarono con questa rappresentazione. Poi, vediamo, il quadrante con la suddivisione in 12 settori è entrato in uso solo con la Rivoluzione Francese. Poi, nelle pubblicità le lancette sono sempre posizionate alle 10:10, perché in tal modo non vanno a coprire altre eventuali funzioni e inoltre incorniciano il marchio di fabbrica. Altra curiosità: tutte una fra le tantele indicazioni e tutte le funzioni che vanno oltre la semplice visualizzazione dell’ora, come calendari, fasi lunari, cronografi, sveglie, sono chiamate complicazioni e gli orologi così composti sono appunto chiamati orologi complicati. Quindi, facendo un paragone, tu non sei complicato, ma solo ricco di tanti valori aggiuntivi! Questo non ti fa sentire meglio? No? Vabbè. Magari ti farà sentire un po’ meglio sapere che in questo periodo avrai le caratteristiche più ricercate di questi elaborati oggetti: altissima precisione, grande resistenza agli urti e impermeabilità fino a 200 atmosfere!

Ps. Per quanti orologi che scandiscono il tempo si possano collezionare vale sempre questo motto: ‘Vassene ‘l tempo e l’uom non se n’avvede’. Dante, credo.

[Hung up – Madonna]

Bilancia. ⚖️

Artista, modaiolo, seduttore, festaiolo, sai trovarti a tuo agio sia in un centro sociale che in una serata di gala. Ami essere apprezzato e non ti disturba trovarti al centro dell’attenzione anche se questo spesso può farti passare per una persona superficiale e sempre a rischio di inutili pettegolezzi. In realtà sei sempre corretto e rispettoso, con un grande senso di giustizia. Leale, sincero, limpido e devo ammettere che quel tocco di vanità non stona affatto con quella tuo fare riflessivo. Non solo ami riflettere, infatti, ma anche rifletterti, perché è difficile piacere se non ci si piace e per te è molto importante l’immagine complessiva che restituisci agli altri; poi, diciamolo, per andare ai festini ci vuole sempre un po’ di trucco e parrucco. E come agghindarsi senza la possibilità di vedersi? Per fortuna ci hanno pensato i soliti egizi inventori dei più antichi specchi conosciuti, per loro simboleggiavano il Sole ed erano lastre di bronzo lucidate, sviluppate poi in lastre di vetro alle quali si anneriva il fondo con del piombo per renderle specchianti, passando da greci, romani ed etruschi, fino alla produzione di specchi di Murano che diventa eccellenza Made in Italy già nel 1540. Lo specchio come lo conosciamo noi è stato creato dal chimico Justus (che neanche a farlo apposta richiama il senso di giustizia) von Liebig nel 1835, ricoprendo la superficie di vetro con dell’argento. Lo specchio ti è indispensabile e ogni superficie riflettente attira il tuo sguardo facendoti apparire vanesio, ma solo tu puoi sapere quanto è profonda quella riflessione di te stesso. Inoltre si sa che una persona non è solo ciò che appare, né solo ciò che fa, né solo come lo fa, ma le tre cose insieme. Se posso farti una confessione, mi capita spesso di pensare che un mondo privo di specchi potrebbe davvero liberarci da molti ingarbugliamenti mentali, ma poi mi rendo conto che senza schiacciarsi i brufoli, sarebbe davvero una vita triste e poi è un ottimo metodo per guardarsi le spalle! E comunque, anche l’occhio vuole la sua parte quindi fregatene, rifletti-ti, sorridi-ti e sii te stesso, autentico come la tua immagine riflessa.

Ps. Il pittore surrealista Philippe Soupalt, nel 1921, ha esposto uno specchio incorniciato, intitolato “Ritratto di un imbecille”. Ho la certezza di averne una riproduzione, in bagno.

[Gino e l’alfetta – Daniele Silvestri]

Scorpione. 📍

Scorpione: al solo nominarti quasi tutti gli altri segni, tremano. Non è che abbiano tutti i torti, eh, quel caretterino appena appena spigoloso può rendere i primi approcci con te simpatici come girare l’angolo e incontrare Alien affamato, in cerca di un bar aperto, in piena notte. Solo i segni che riescono ad andare oltre quella fila di denti appuntiti e quella bavetta collosa che ti porti dietro hanno la fortuna di poter gustare a pieno le tue innumerevoli qualità. La tua attenzione per i particolari, i tuoi slanci di generosità, la tua schiettezza, il tuo senso civico, l’amore per l’arte e per la cultura sarebbero sufficienti a farti meritare la stima di tutti. (Nei casi in cui questo non avvenga, dai pure le colpe alla bavetta, ai denti e alla coda.) Tu sei come uno di quei materiali che si possono trovare in varie forme e stati. Se tu fossi un materiale, saresti senza dubbio il carbonio, ma prima di spiegarti perché, facciamo un giretto intorno ad un oggetto a te molto caro.
Lapis haematites, non è una malattia, significa pietra di ematite ed è il vecchio modo latino di chiamare la matita. L’ematite è un ossido di ferro e si utilizzava in bastoncini prima della scoperta della grafite. Di questa fu scoperto un giacimento molto puro e solido in Gran Bretagna nel 1500 e venne inizialmente utilizzata per marchiare il bestiame, visto che aveva la qualità di macchiare per bene e nello stesso secolo fu merito di due italiani, Simonio e Lyndiana Bernacotti l’idea di rivestire la grafite con un involucro di legno, in modo da non sporcarsi e rendere il materiale funzionale e comodo. La prima fabbrica è stata aperta nel 1762, la Faber, ma solo grazie allo scienziato francese Nicolas-Jaques Conté possiamo avere tutta la gamma di matite che conosciamo oggi, perché ideò un processo per regolare la durezza della mina, creando delle miscele di grafite e argilla e cuocendole poi intorno agli 800 gradi. Più argilla è presente nell’impasto, più la matita risulterà dura. La durezza si differenzia in 22 tipi rappresentati in una vera e propria scala che inizia con la EE – morbidissima, passando per le B, dove B sta per Black e arrivando alle H, dove H sta per Hard, quindi dura. A metà dei due livelli si trovano le matite F ovvero fine, che dovrebbero avere la giusta misura per un uso semplice. La matita è un oggetto intramontabile, che incrementa le sue vendite nonostante l’era digitale, infatti ne vengono prodotte tra i quindici e i venti miliardi l’anno in tutto il mondo; ultima piccola curiosità: la maggior parte di quelle verniciate di giallo sono prodotte negli Stati Uniti, perché i produttori usavano grafite cinese e il giallo è il colore che in Cina viene associato al rispetto e alla nobiltà. Per tornare al discorso iniziale sui materiali: gli allotropi sono dei particolari stati nei quali si può trovare uno stesso composto chimico e la grafite è una delle forme allotropiche nelle quali il carbonio si può trovare in natura. Un altro esempio di allotropo celebre del carbonio è il diamante, caro Scorpione e tu sei così: alle volte friabile e rude, che lascia il segno seppur polveroso, altre durissimo e splendente che porta luce e valore con la sola presenza, ovviamente a caro prezzo, a chi ha la pazienza di ammirare le tue trasformazioni.

Ps. Una mina di matita ha materiale sufficiente per tracciare una linea di 55 Km, quindi, specie in questo periodo in cui non ti è permesso fare i tuoi amati viaggi, pensa che con circa un 700 matite e qualche foglio bianco puoi farti tranquillamente il giro del mondo.

[Splendido Splendente – Donatella Rettore]

Sagittario. 🦓

Dall’antico francese escarpe, in inglese antico scarp, dal germanico skarpr, dal sassone scearp o screpan, nell’islandese skrapa, nei latini scalpere – incidere e sculpere – scolpire. Scarpa riguarda qualcosa di “acuto” o “tagliente”, in riferimento alla punta della calzatura. Il ritrovamento più antico è datato 9000 anni prima di Cristo, negli Stati Uniti, ma esistono testimonianze di graffiti spagnoli di 15000 anni fa. Le prime con il tacco furono indossate da…(indovinate?) i macellai egizi, per evitare di sporcarsi i piedi con il sangue. I romani, da sempre modaioli, ne avevano più di venti modelli a disposizione, mentre in Francia e in Inghilterra, nel 300, per il vecchio gioco di chi ce l’ha più lungo, andavano di moda le puolaine, scarpe con la punta superiore ai 15 cm. Più era lunga più nobile era chi le indossava, ma questa moda crollò il secolo successivo, con l’ascesa al trono del primo influencer della storia, Carlo VIII di Valois, che avendo sei dita dei piedi trovava incalzabili le poulaine e iniziò a portare scarpe dalla punta tronca a piede d’orso o a becco di anatra lanciando un nuovo discutibile stile, in quanto il discorso delle dimensioni restò uguale e la larghezza della punta di queste delicate calzature si aggirava sempre intorno ai 15 centimetri. Nessun brevetto ufficiale in questo caso, ma se proprio ci vogliamo atteggiare a quelli dal tocco di classe, il tacco a spillo è invenzione tutta italiana, datata 1953 a Vigevano, reso possibile dall’accorgimento di utilizzare l’alluminio in sostituzione del legno. Le Sneackers pare siano state inventate da un poliziotto, per riuscire a catturare con più facilità i malviventi; infatti sono molto silenziose grazie alla suola piatta e il nome deriva dal verbo ‘to sneak’ ovvero sgattaiolare o fare qualcosa di nascosto. La scarpa è una di quelle invenzioni senza inventore, perché è stata l’umanità intera a contribuire alla creazione e alla diffusione e nonostante i suoi millemila anni di storia il suo fascino è sempre in crescita. Collegarle a te, mio nomade Sagittario, è cosa facile, perché nessuno meglio di te sa quanto sia importante affrontare la vita calzando delle scarpe adatte, con piede fermo e soprattutto capire quando è il momento di stare a piedi nudi.
Ps. Se non hai ancora trovato il partner della tua vita, puoi seguire il metodo che suggerisce una semplice credenza popolare: è sufficiente mettere le proprie scarpe sotto il cuscino e dormirci sopra. Io ho provato e ha funzionato, solo che mi son dimenticata di metterle a posto…ed è scappato a gambe levate!

[Elvis – Blue suede shoes]

Capricorno. 🧜‍♀️

Ma quanto mi hai fatto sudare, Capricorno! Se tutti i segni fossero come te, adesso sarei già pronta per la prova costume! Il tuo essere rigido, composto, spesso apparentemente freddo, mi rende faticosa la connessione con te. Sei fiero, realista, sempre impegnato nell’auto-miglioramento e un po’ incurvato dalla vita che, spesso, sin dai primi anni di età, presenta qualche lenta salita. Come se fossi su delle piccole rotaie personali e la locomotiva ti traina su, lenta, ma costante. Con questa immagine ti vorrei parlare di un’invenzione che non è nelle tue corde, ma proprio per questo può farti capire che, ogni tanto, lo strappo alla regola si può fare e qualche dovere lo si può posticipare, se ne vale un po’ di svago che tanto meriti e mai ti concedi. Per trovare le origini delle montagne russe bisogna risalire all’impero di Caterina II di Russia, che volle per la reggia di Orianienbaum degli scivoli ghiacciati sui quali si potesse andare con la slitta, raggiungendo velocità che toccavano i 70 km orari. La cosa piacque ad un uomo d’affari francese, che volle importare nel suo paese l’idea. Ovviamente le temperature erano differenti, così prima gli scivoli vennero incerati e poi si trovò la soluzione di montare le slitte su ruote. Così nascono le Montagne russe di Bellville, siamo nel 1817. Poi i soliti americani, campioni del divertimento, diedero la forma finale, sfruttando il concetto delle ferrovie che venivano utilizzate per movimentare il carbone dalla montagna ai fiumi, caricando i carelli a monte e lasciando fare il resto alla gravità. Le persone pagavano un dollaro per salire e scendere il pendio a 140 km all’ora. Da quel momento le montagne russe, note anche come Ottovolante e Roller Coaster, si diffusero in tutto il mondo, anche grazie alla nascita di grandi parchi di divertimento. È questo di cui hai bisogno, Capricorno, di adrenalina, dopo le tue faticose salite cariche di ansia, meriti discese a velocità voltastomaco per distrarti e farti delle grosse, grasse, sane risate, meglio ancora se in compagnia di qualcuno che abbia faticato almeno quanto te, standoti accanto. Non pensare, infatti, di essere solo e regala un po’ di divertimento, che è sempre il miglior carburante per far girare la giostra.

P.s. Il termine Luna Park deriva probabilmente dal nome di una sorella di un progettista americano di parchi di divertimento. Com’è che si chiama tua sorella? Sai, se questa cosa del divertimento dovesse prenderti la mano, con il tuo piglio da imprenditore, potremmo vedere realizzato in futuro il Pasqualina Park o il Gavina Park…
[Supergrass – Alright]

Acquario. 🛀

Ami le scoperte, le invenzioni, i dibattiti, lo studio, l’originalità, la vita e l’amore stesso, vivi senza limitazioni e sei figlio della curiosità. E siccome sei appunto figlio, di sicuro i tuoi genitori non hanno fatto uso di un’invenzione che risale almeno a diversi secoli fa. L’umanità ha sempre dovuto affrontare il problema delle malattie sessualmente trasmissibili e del controllo delle nascite e i profilattici più antichi mai rinvenuti sono stati trovati all’interno di una fossa biologica di un castello, risalivano a prima del 1642.
Nell’Italia del XVI secolo il medico padovano Gabriele Falloppio, anatomista che diede anche il nome alle tube di Falloppio, scrive la prima descrizione incontestabile dell’uso del profilattico. Il suo testo intitolato De Morbo Gallico, ovvero la sifilide, è stato pubblicato nel 1564, e raccomanda l’uso di un dispositivo ch’egli sosteneva d’aver inventato: guaine di lino imbevuto di una soluzione chimica e lasciato asciugare prima dell’uso. Con i panni da lui inventati, Falloppio affermò di aver eseguito un processo sperimentale del su 1100 uomini, con il risultato che nessuno di loro aveva contratto la malattia mortale. Il primo a stressare con i pipponi del ‘questononsifa’ fu un teologo cattolico appartenente alla compagnia di Gesù, che il canonico li condannò come immorali. Nonostante chi remava contro il mercato dei profilattici prese piede e presto si trovarono in commercio diverse qualità e dimensioni. Venivano venduti nei pub, dai barbieri, nelle botteghe dei chimici, nei mercati e all’interno dei teatri. La prima testimonianza di ispezione registrata di qualità si trova, giustamente, nelle memorie di Giacomo Casanova, che per trovare eventuali fori li gonfiava prima dell’uso. Purtroppo in tutto il XIX secolo i profilattici furono irraggiungibili per la maggior parte della popolazione a causa del loro costo; ad una prostituta un solo preservativo le sarebbe costato parecchi mesi di retribuzione. Poi Charles Goodyear inventò il processo di vulcanizzazione, e pochi anni dopo, nel 1855 fu prodotto il primo profilattico di gomma. Uno dei vantaggi principali del profilattico gommato era la sua riutilizzabilità. Per arrivare ai modelli in lattice, gomma sospesa in acqua, si deve aspettare il 1920, grazie alla “Youngs Rubber Company”. I profilattici in lattice erano più resistenti e sottili e avevano una durata di conservazione di cinque anni (rispetto ai tre mesi della gomma).
La prima storia riguardante un malato di AIDS è stata pubblicata il 3 luglio 1981 sul New York Times; l’anno seguente è stato suggerito per la prima volta che la malattia fosse trasmissibile sessualmente. In risposta a questi risultati e per combattere la diffusione del virus il chirurgo americano militare C. Everett Koop ha sostenuto programmi di promozione del profilattico, tuttavia Reagan consigliò un approccio che si concentrasse solo sull’astinenza; poi iniziò a passare l’idea che l’AIDS era una malattia degli omosessuali e dei tossicodipendenti e che stavano solo ottenendo quello che si meritavano. Il resto della storia l’abbiamo vissuta anche noi e la viviamo tutt’ora e nonostante i passi da gigante, ci sono ancora tanti muri da abbattere e molti sembrano proprio muri di gomma. Se ci fossero più Acquari come te ai vertici del mondo, avremmo la certezza di pregiudizi spazzati via, ragionamenti logici, pochi conflitti e più offerte vantaggiose sui preservativi!

P.S. la ‘gomma’ era diventato l’eufemismo per indicare il profilattico nei paesi di tutto il mondo, quindi, magari, secondo dove vai, evita di chiedere una gomma, se vuoi masticare qualcosa per rinfrescarti l’alito.

[Freelove – Depechemode]

Pesci. 🐋

Ciao, Pesci, ciao timidone! Come stai? Come ti senti? Dimmi tutto… Ah, no, scusa, l’oroscopo lo faccio io, hai ragione, non darmi suggerimenti. Secondo la fitta comunicazione con le stelle che mi rende insonne, stai all’incirca così: un deceleratore aerodinamico, meglio noto come paracadute, è il prossimo investimento che ti consiglio! La prima traccia di uno strumento in grado di attutire le cadute risale al 1470, è un disegno anonimo di provenienza – strano!- italiana conservato alla British Library di Londra ed è molto simile al paracadute moderno. Immediatamente dopo è Leonardo a progettarne uno di forma piramidale, in lino inamidato. Leonardo scrive che con il suo paracadute “ognuno si potrà gittare da qualsiasi altezza senza alcun rischio”, ma dubito che abbia fatto un test. Tra i tentativi sperimentali di paracadute si devono ricordare quello del francese Louis-Sébastien Lenormand che nel dicembre 1783 si lanciò con un paracadute dal telaio rigido dall’osservatorio di Montpellier di fronte a una folla di spettatori in cui era presente anche il noto Montgolfier, ma non so dirti come andò l’atterraggio. Qualche anno dopo fu André-Jacques Garnerin a concepire per primo un paracadute di seta e senza intelaiatura di legno che fosse adatto al lancio da un oggetto in volo: Garnerin applicò la sua invenzione al cesto di una mongolfiera con la quale si lanciò da circa 900 metri. Infatti è considerato l’inventore del paracadute con calotta emisferica. Nel 1911 Gleb Kotelnikov, un militare russo, inventò un paracadute a zaino, che poteva essere aperto sia a mano che con fune vincolata. Franz Reichelt, noto come il “sarto volante”, nonostante il parere di molti che sconsigliavano una simile impresa, il 4 febbraio 1912 si lanciò dalla Torre Eiffel con un vestito di sua invenzione che avrebbe dovuto rallentarne la caduta. Praticamente il precursore delle tute volanti. Morì schiantandosi a terra. Il primo lancio da un aereo in volo è datato 1912 quando, utilizzando tecniche ormai perfezionate, il capitano statunitense Berry si lanciò. Siccome non ho letto da nessuna parte che si è schiantato, deduco che il lancio sia andato bene. Ricordo di aver letto una storia della Seconda Guerra mondiale, in cui un militare inglese si paracadutò in terreno nemico. Era notte ed era inverno e appena fu in volo si accorse che il paracadute non aveva nessuna intenzione di aprirsi. Così precipitò, sicuro che la sua ora era giunta. Il primo ostacolo che incontrò furono gli alberi innevati di una foresta e infine il suolo. Aprì gli occhi in una luce bianca, sicuro di essere morto e invece non solo era vivo, ma era incolume. Gli alberi e la neve avevano attutito la caduta. Un miracolo. Peccato che attorno a lui c’erano, guardandolo sbigottiti, i soldati tedeschi. Per la seconda volta in pochi secondi pensò che la sua fine era giunta. Ma il suo incidente sembrò così assurdo anche a loro che invece di farlo secco, lo accompagnarono al confine nemico e lo lasciarono andare. Questo perché non sempre è la caduta, il problema, ma chi trovi accanto a te una volta a terra. Quindi, oltre al fatto che dovresti smettere di lanciarti di qua e di là per evitare di affrontare i tuoi casini, fai in modo di affiancarti a persone che non vogliano infierire sui tuoi acciacchi.

P.S. Ho sempre storto il naso al proverbio volere-volare, ma con un buon paracadute potrei cambiare idea. Prima vai avanti tu, però…

[Flying Away – Zucchero]

2 pensieri riguardo “[Spore di Tetano] Le stelle risplendono. Ma è meglio riflettere.

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