[Spore di Tetano] Le stelle ci amano. Ma è meglio se restiamo amici.

• Illustrazione di @patty_chironi [seguitela!] •

Oroscopo a tema • Per una parete grande ci vuole un pennello grande.

30 aprile – 6 maggio 2020

Ariete. 🐏 [Rosso]
Non sto a ripetere le tue molteplici qualità. Anzi, sì, ché so che ti piace. Il tuo colore è il rosso. Il rosso dell’agitazione, della lotta, del sangue, del pericolo, del limite, della passione e dell’amore. È un colore simbolo di morte e di vita e quindi di ciclo. Tra le altre cose è un colore legato in modo particolare alla cultura iconografica della penisola iberica, un luogo che ha dato i natali a molti dei nomi più celebri della storia dell’arte. Joan Mirò è l’artista che affianco con più semplicità a questo colore. Ora, Ariete, sii gentile e comprensivo e prima di tirare fuori una delle tue solite pessime uscite (es. ‘Ma questo lo so fare anch’io!), stai zitto e siediti ad osservare insieme a me. In un primo momento si potrebbe pensare che ho scelto per te questa colonna dell’arte per via dell’irrequietezza, per via dell’infantile solarità e per l’istintività del gesto che trasmettono le sue opere, ma posso assicurarti che non è nulla di tutto questo ad accomunarvi. Anzi, tutto ciò fa parte di una lettura fuorviante, infatti quando lo si conosce meglio ci si stupisce di alcune realtà. Tanto per cominciare, come capita a molti artisti, affronta le prime lotte in seno alla famiglia, che non vede affatto di buon occhio la carriera di pittore. Suo padre cerca di indirizzarlo in una strada più promettente trovandogli un posto in un buon ufficio, ma deve rinunciare quando il figlio viene licenziato perché passa il tempo a disegnare sui libri contabili. In secondo luogo, il nostro artista non ha affatto un carattere giocoso, infatti si descrive “di indole tragica e taciturna” e confida che quel tono di umorismo delle sue opere non è di certo il risultato di una ricerca voluta e cosciente, ma più un suo bisogno di sfuggire al suo temperamento. Insomma, non tutto rose e fiori. Quello che spesso sfugge del suo lavoro è che le sue opere hanno un tempo di maturazione lunghissimo e che impiega anni per completarne una. Ecco che sfuma l’errata fruizione di ‘getto impetuoso e irrazionale’. Ed ecco che vi avvicinate, amico Ariete. La sua capacità di ragionare su ogni gesto, di entrare attraverso la quotidianità nel mondo delle idee, di calcolare le mosse, di analizzare le azioni proprie e di ciò che lo circonda lo rende, come lui si definiva, un giardiniere nel suo orto. Paziente nella cura dei suoi semi ed impaziente di vederne i fiori. Un finto distratto, quindi, come te, che sei solo molto attento ad altro e sei maniacale nell’idea di perfezione. Mirò è un artista che ama gli spazi e le asimmetrie ed è capace di immensi sacrifici: quando si trasferisce a Parigi, non può permettersi niente “[…] ero troppo orgoglioso per chiedere aiuto ai miei compagni. La fame era un’ottima procacciatrice di allucinazioni. All’epoca vivevo di un paio di fichi secchi al giorno.” Non ti ci rivedi, Ariete? Io sì, ti vedo molto simile. Pieno di idee in qualsiasi campo. Impossibilitato nel raggiungere l’apice perché alla costante instancabile ricerca della ricerca stessa. Eppure pieno di successi e amato e rispettato da tutti. Ti ritrovo, nella sua infinita immaginazione o in quella ‘scala’ attraverso la quale lui poteva evadere dal mondo e forse anche da se stesso. Perché alle volte, puoi ammetterlo, ti senti stretto. La sua straordinaria serie delle 23 Costellazioni è quella che vorrei dedicarti e quando mi dirai, magari con una coscienza diversa, “Ma questo lo so fare anche io!”, ti potrò rispondere “Sì, puoi se lo vuoi”.
Ti ho spiazzato, vero?
P.S. Per la serie ‘il talento riconosce il talento’ Ernest Hemingway acquistò il dipinto ‘La Fattoria’, capolavoro poco apprezzato ai tempi dai suoi colleghi pittori e rifiutato da tutte le gallerie, e lo regalò a sua moglie.
Opera*La scala della fuga. 1940

Toro. 🤘 [Verde]
Si entra nel pieno del tuo segno, Toro. Realista e sognatore. Non ti illudi con facilità, ma la tua immaginazione è intensa, capace di farti vivere una o più vite parallele e se sono pochi coloro che riescono ad entrare nel tuo cuore, ancor meno sono quelli che riescono a mettere piede in quella tua zucca piena di contrasti, ammesso che qualcuno lo voglia davvero fare. La fucina dei tuoi pensieri è alternata da luci fortissime e da incalcolabili oscurità che ti fanno passare dall’essere il compagno più amabile sulla faccia della terra alla più scontrosa delle persone, bisognosa di isolarsi da tutti e di allontanarsi dal caos, perlomeno da quello esterno, perché in quello interno ci sguazzi come un macaco alle terme. Non sei tra i soggetti più facili, ma se qualcuno varca quel limite cintato elettrificato, è molto probabile che non vorrà più uscire e che troverà rilassanti anche le tue personalissime terme abitate. Il verde è il colore che ti accompagna, perché malgrado il tuo turbamento, è la serenità la tua vera matrice e del verde necessiti: larghe vedute, intese non solo come panorami, colline boscose e effimeri mari di erbe spontanee ti fanno approdare in fretta nelle tue baie riparate, dopo giorni di tempesta. Chi non ti conosce crede e si affida sempre alla tua allegria, ignorando la tua complessa abilità di soffrire in un tenebroso grido interiore. Quindi, per te, Marc Chagall e il suo straordinario Sopra la città. Ripudi le romanticherie, ma ami la poesia, non necessariamente in versi e in questa eccezionale opera d’arte ritrovo ogni tua contraddizione ed ogni tua coerenza. Moishe Segal, questo il suo nome ebraico, naturalizzato più tardi nel francese Chagall. Nasce in Bielorussia, a Lezna, figlio di un mercante di aringhe, primo di nove fratelli. Tutte le sue opere si basano sull’emotività piuttosto che sulla pittura tradizionale, dando vita al suo forte immaginario onirico. Amalgamare leggerezza e ironia con la più cupa delle angosce è una peculiarità che si trova spesso negli artisti imbevuti di ebraismo e questo volo di amanti rispecchia la tua maestria nel distaccarti dalle oppressioni, librandoti in visioni, seppur seduto su una scomoda pietra. Sfondo uniforme e grigio di un freddo giorno invernale, senza orario, case ad un solo piano, stalle, steccati scuri che separano pezzi di sola terra, inutili spoglie proprietà, una semplicità di solitudine e la povertà in primo piano danno alla tela un’atmosfera greve e immobile, ovattata da quegli attimi che precedono una nevicata, dove l’azione surreale della coppia, distesa e serena in cielo come se si trovasse su un letto, diventa la più normale delle situazioni immaginabili. Nonostante il freddo tangibile che investe il piccolo villaggio, i due indossano, come per un appuntamento galante, abiti leggeri ed eleganti: una lunga gonna con ricami, graziosissime scarpette di vernice, una blusa blu, pantaloni e camicia, inamidata per l’occasione, verde. Lui sembra sorreggerla, ma è il braccio disteso di lei che indica la direzione del viaggio.
Amico toro, tu sei capace di sorridere con poco, di gioire del presente, di riconoscere tutte le tue fortune e di volare da solo, ma se abbassi un po’ il voltaggio di quel filo spinato potresti anche trovare qualche altro scemunito che, come te, non tema le altezze e soffra poco il freddo, pronto ad indicarti la strada le rare volte che la perdi.
Opera*Sopra la città. 1918

Gemelli. 👨‍❤️‍💋‍👨 [Giallo]
Ribelle, insofferente e pieno di inventiva, sei un tipo difficile da catturare. Giove ti indica la via dell’intelletto e dell’intuizione, Marte ti strizza l’occhio sugli affari e il Sole gonfia tutto il tuo simpaticissssimo egocentrismo e la tua ambizione. La sempre viva curiosità ti rende irrequieto e questo ti porta a studiare anche cose che non riguardano la tua sfera di azione solita; questo ti dà una marcia in più perché sei sempre informato e aggiornato e perché il tuo già sviluppato intelletto trova nutrimento alla sua altezza. Il tuo chakra è la creatività che, in combo con il tuo colore, il giallo, ha fatto scattare nella lettura delle stelle un corto circuito che all’inizio mi ha stupito, ma in seguito mi è sembrato filare più che liscio. Vasilij Kandinskij! È logico! Padre dell’arte astratta, si innamora della pittura all’età di sei anni, durante un viaggio a Venezia in cui i riflessi delle luci della città sulla laguna lo investono del desiderio di dipingere. Nonostante ciò segue un differente percorso di studi e si laurea in Giurisprudenza all’età di ventisei anni. Ma l’arte non si fa mettere da parte così facilmente e nel 1896 rifiuta addirittura un posto di docente all’università per partire a Monaco e iniziare a studiare all’Accademia. È un’opera di Monet a fulminarlo e a far sì che il suo approccio all’arte in generale si stravolga in modo totale e definitivo. Il quadro in questione ritrae dei covoni di grano, ma da lontano Kandinskij li percepisce come un’informe macchia di colore giallo in grado, però, di esprimere una forte emozione. E così, nel giallo, arriva l’epifania dell’artista che ribalta la concezione delle arti figurative. Nasce l’astrattismo, corrente che rifiuta di rappresentare la realtà in modo oggettivo. Per lui, infatti, l’arte smette di essere tecnica e prende vita con le sensazioni, trasmesse da colori e forme; il soggetto non è più il punto centrale delle opere, che da ora in poi hanno due livelli di lettura, come te, amico Gemelli. Il primo livello è quello fisico, che passa dagli occhi, mentre il secondo è quello spirituale, in cui il colore raggiunge la profondità dell’anima con la sua vibrazione. Si potrebbe pensare all’arte astratta come ad un insieme più o meno ordinato e casuale di forme e cromie, ma il lavoro di questo autore rispetta una precisa alfabetizzazione della composizione. Ad esempio, il giallo possiede una forza centrifuga e corrisponde al suono squillante di una tromba, mentre l’azzurro ha forza centripeta e richiama l’armonia di un flauto; così si vengono a creare dei veri e propri spartiti e non a caso le sue tele hanno titoli che richiamano alla composizione musicale. Tu che ami la musica, ma che ti imbarazzi al pensiero di ballare di fronte agli altri, quando ti renderai conto che, se ti vien già così semplice piacere al primo livello di lettura, potresti stregare tutti se solo lasciassi intravvedere un pochino di più di quel caldo giallo di cui sei fatto?
Pensaci un po’, ma non troppo a lungo, come tuo solito.
Opera*Giallo, rosso, blu. 1925

Cancro. 🦐 [Bianco]
Olanda. Il padre di Piet Mondrian, oltre ad esigere obbedienza assoluta, desidera che suo figlio diventi un maestro di disegno. Piet asseconda i desideri del genitore, sino al raggiungimento del diploma che gli permette di insegnare fino alle scuole medie, ma insegnare non è il suo sogno. Così parte ad Amsterdam per seguire l’arte a modo suo, ma la situazione economica è precaria e inoltre vive fortissimi sensi di colpa per aver disobbedito al padre. Trasferitosi a Parigi incontra Cézanne e inizia ad abbandonare le linee diagonali e curve. Attraversa il Fauvismo, il Puntinismo e il Cubismo, ma non sono ciò che cerca e inizia a dipingere linee incrociate e ad utilizzare colori primari, fino a pubblicare un saggio dal titolo il Neoplasticismo in cui si parla di un nuovo obiettivo da raggiungere: l’incorruttibilità dell’arte grazie alla sua purezza. Il bianco è presenza di luce, amico Cancro, e luce ed equilibrio si trova in queste straordinarie opere senza tempo di apparentemente semplici riquadri bianchi contornati da segmenti neri o coronati da altri piccoli quadrati di campiture piatte e pure. Il paradosso di aver trovato un’arte Primaria dopo lunghi anni di studio, di semplificazione, di instancabile ricerca di armonia tra linee e superfici, quando tutto ciò che lo circonda è l’urlo di disordine della Seconda Guerra mondiale ormai alle porte. Un messaggio di linearità, il suo, di speranza, di ordine. Mondrian, come altri artisti dal percorso simile, viene accusato di godere di fama immeritata, perché risulta troppo semplice trasformare l’arte in un susseguirsi di forme geometriche. Dove sta la bravura, il virtuosismo? Come si fa a valutare un’opera che si discosta così tanto dalle opere classiche e dal bellopertutti? È chiaro che questo è un problema che sorge in chi non conosce il trascorso dell’artista e che ne ignora le capacità. Mondrian, come Picasso, è un grande artista figurativo, un eccellente disegnatore che ha scelto di non cullarsi in ciò che ha acquisito e che si è spinto oltre le sue certezze, oltre il sicuro. Mondrian esce fuori dal suo guscio, fatto di legami familiari troppo forti, di ricordi pesanti, di speranze future incerte, di un’arte comoda e osa. Osa con tutte le sue forze.
Se preferisci te lo scrivo in grassetto: osa, amico cancro e, se ti capita, osé.
Opera*Composizione.1921

Leone. 🐈 [Giallo oro]
Le parole sono importanti, su di loro possono essere fondati imperi e hanno un duplice potere senza il quale il pensiero non può esprimersi , né nascere. Ed è un piccolo susseguirsi di parole, pronunciate il 23 Marzo 1898, che influenzerà il tuo agire in questo periodo in cui troppi agenti esterni sembrano intaccarti. Ma facciamo un passo indietro e prepariamo uno sfondo adeguato: direi che non ci sia niente di più attinente a te e a questa storia di una quinta dorata; quell’oro che ti rappresenta e che ha macchiato per lungo tempo le unghie di un noto personaggio che fu paragonato al sole, perché quando si fissa il sole si è costretti a voltarsi dall’altra parte, a causa della troppa luce.
Gustav Klimt nasce in un sobborgo di Vienna il 14 Luglio del 1862, secondo di sette figli e grazie alle sue capacità riceve sin da giovane importanti incarichi pubblici. La prima cosa da sapere è che queste prime commissioni arrivano ad una piccola società di artisti alla quale lui fa capo quindi, nonostante la sua figura carismatica, caro Leone, non è solo. E non sarà solo neanche quando l’evolversi della sua arte ‘scandalosa’ gli costerà la perdita del consenso del mondo ufficiale e della nomina di Professore all’Accademia. Questo crollo di favori dà origine ad una forte crisi artistica e personale, ma decide di non vendersi ed insieme ad altri illuminati, forma l’associazione di secessionisti, sulla scia di ciò che accade in altre città europee. La I mostra della Secessione viennese, alla facciaccia dei timorosi tradizionalisti, è un enorme successo con 57.000 visitatori e più di 200 opere vendute. All’inaugurazione, pomposa e ufficiale, è presente anche il vecchio imperatore Francesco Giuseppe che, pur non avendo fama di grande finanziatore d’arte, crede sia suo dovere almeno patrocinarla e motivarla. L’imperatore si stupisce nel vedere che questi rivoltosi che vanno contro il potere accademico non sono degli irritanti bohémiens antiborghesi, ma degli uomini rispettosi e pensatori e che, inoltre, indossano tutti correttamente il frac. Klimt è il presidente effettivo della Secessione ed è il vero motore della ricerca di quella ‘NUDA VERITAS’ il cui obiettivo non è più il trionfo della luce sulle tenebre dell’ignoranza, bensì l’ammissione dell’impotenza dell’umanità di liberarsi dal dolore. Filosofia, Medicina e Giurisprudenza: questi i suoi pannelli rifiutati da una cieca commissione; opere in cui l’artista dichiara attraverso allegorie che la filosofia non può far comprendere il destino dell’uomo, la scienza non può fermare la morte e il diritto non può impedire l’ingiustizia. Si dovrebbe parlare a lungo della forza influente di quest’uomo riservato, ma questo lungo giro vuole farti arrivare a quelle poche parole di cui ti ho accennato e che ti consiglio di mandare a memoria.
In quel 23 Marzo, giorno nefasto per tutto un mondo di patinate menzogne, l’ottantenne pittore Rudolf von Alt, in qualità di presidente onorario, porge l’omaggio di tutti i secessionisti al vecchio imperatore dicendogli: “Sono davvero già molto vecchio, Maestà, ma mi sento ancora abbastanza giovane per ricominciare daccapo.
E cosa c’è di più terribilmente bello di una pagina bianca nuova di zecca, caro Leone?
P.S. Consiglio a tutti i tuoi amici di investire su lenti polarizzate.
Opera*Pallade Atena. 1898

Vergine. 🤰 [Grigio]
Il grigio è un misto tra presenza e assenza di luce. È il colore della stasi dei pomeriggi, del cielo indeciso sul da farsi. È il colore di ciò che rimane di un fuoco spento. Ma è anche il colore della luna, dell’argento e di altri metalli dalle grandi qualità, come il mercurio. ‘Grigio vagabondare della ragione’ diceva il verso di una non troppo vecchia, ma quasi dimenticata canzone. Il grigio è il colore neutro per eccellenza, sta bene con tutto ed è complementare a se stesso. Trovi qualche similitudine, mio coscienzioso Vergine? Se mi permetti di spingermi un poco oltre, posso affermare che è anche il colore della malinconia, di quell’emozione che non ha né capo né coda, ma quando c’è si vede e si sente, come un banco di nebbia. E di malinconia sono intrisi i pennelli di una donna che ha fatto parlare di sé quanto delle sue opere: Tamara de Lempicka. Fama, bellezza e talento, la vita le ha donato tutto, con un piccolo omaggio di una depressione latente che non le ha mai permesso di godere delle sue fortune e che l’ha costretta sempre ad un distacco dalla realtà. Tutto questo si legge con forza nei suoi dipinti dove ritrae donne bellissime, algide, moderne, quasi divine e perciò intoccabili o peggio impermeabili. Romantiche, dagli sguardi languidi e sempre rivolti oltre l’osservatore, Tamara mette molto di sé in quei ritratti delle donne più in vista della società degli anni ’30. A soli ventiquattro anni si ritrova a Parigi, in un vortice di amanti, cocaina e ritmi forsennati di lavoro. Nel 1943, essendo di origine ebraica, si trova costretta a scappare negli Stati Uniti e lì diventa ancora più famosa, anche grazie alle feste che è solita organizzare nella sua villa. Una vita di sregolatezza e troppa poca gioia. In tutte le opere c’è il costante uso dei toni di grigio, nei vestiti, nei guanti, nei copricapi o addirittura nella pelle delle sue eroine, che non hanno niente di eroico. Sono figure dinamiche, caratterizzate da una massiccia fisicità quasi scultorea, indossano abiti alla moda dell’epoca dai tagli audaci, hanno i capelli abboccolati e il viso truccato, stanno alla guida di automobili ma, quasi ad anticipare lo stereotipo delle top-model impersonali degli anni ’90, non sorridono mai.
Il tuo senso estetico ti farà godere di questa grande artista, Vergine, questo è certo, come è certo che ragionerai sul quel tuo senso di -spesso- poco motivata irrequietezza e mettendo sul tavolo, o su una tela, tutte le tue ottime carte, ci illuminerai con il tuo più bel sorriso. Perché anche se frivolo, l’amore merita di essere vissuto.
Opera*Autoritratto nella Bugatti verde. 1932

Bilancia. ⚖️ [Rosa]
Con i tuoi equilibri precari, ma pur sempre equilibri, collocarti in un diverso periodo storico è semplice e divertente. Il tuo portamento posato, che ti salva in ogni situazione, forse derivato da un rispetto per le radici e la tua predisposizione ai guai, al chaos e alla baldoria, ti sistema senza errore tra i vivaci bohémiens. Il primo di loro che viene a galla in quella massa viva di colori e di cui avresti sicuramente apprezzato la compagnia è Pierre-Auguste Renoir. Artista che familiarizza con la pittura decorando tazzine e piatti per una ditta di porcellane di Parigi, riesce a farsi ammettere all’Accademia di Belle Arti, ma presto si rivela un allievo molto indisciplinato e restio a seguire ed eseguire stili e modelli pittorici dettati dalla scuola tradizionale del ‘700 francese. Quel genere di pittura implicava infatti una disciplina da studio, al chiuso quindi, comprese le rappresentazioni di paesaggi, mentre Renoir ha la necessità di stare all’aperto e di dipingere tutto ciò che vede e che considera bello. Il problema è che per lui tutto quello che esiste è bello e quindi merita di essere ritratto. La sua pittura è come un’armonia, un inno alla spensieratezza, all’ostinato ottimismo, anche quando i soldini vengono a mancare e anche i riconoscimenti in altri campi della vita. È uno dei componenti e degli esponenti degli Impressionisti e ama trascorrere il tempo dipingendo all’aria aperta, accanto al cavalletto del suo amico Monet. È un uomo che sa dare il valore giusto ai giusti valori e tiene sempre a mente che nessuna commissione lo può arricchire quanto il confrontarsi con i suoi amici, magari facendo mattina, anche se questo lo porta non di rado a vivere in miseria. Come a sottolineare questo importante aspetto umano, Renoir usa spesso i suoi amici come modelli per le sue tele. Tele che ritraggono scene di serena vita quotidiana e di socialità, quasi da far pensare che intingesse il suo pennello nella pura gioia di vivere. Una delle sue modelle più frequenti, Aline Victorine Charigot, diventa sua moglie e uno dei suoi tanti ritratti si trova in un dipinto meraviglioso. Il dipinto che mi ha fatto pensare a te: la colazione dei canottieri. In quest’opera tutti i personaggi sono amici del pittore ma, forse per abitudine o per abilità del’autore, nessuno di loro sembra accorgersi dell’occhio esterno che li ritrae mentre chiacchierano tra di loro, all’ombra, dopo aver pranzato tutti insieme. È una foto ricordo. Uno scatto felice di quella vita che Renoir non ha mai smesso di onorare, anche con qualche amante di troppo, diciamocelo. Ciò che colpisce però è la fisicità della pelle nuda, quel rosa perfetto, quell’incarnato potente che arriva all’occhio con un realismo ben lontano dalla tendenza impressionista. Le forti braccia del canottiere che si riposa, sulla sinistra, delle quali si intuiscono addirittura i peli, la carnosità delle labbra della donna (sua moglie Aline) col terrier o l’avambraccio definito del canottiere che guarda verso la Senna, sono in forte contrasto con questa nuvola di pennellate sfumate che quasi annulla i dettagli e per questo ci rende ancor più avidi di conoscerne altri. Renoir è il pittore della gioia e si sa che fermare le emozioni belle è, in tutte le arti, molto più difficile.
Gli ultimi anni della sua vita ha legato il pennello alle dita, ormai malferme, pur di dipingere.
Il lungo, ma poco criptico messaggio per te, amico bilancia, lo faccio dire direttamente dalla bocca di Renoir: “Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio.” Lui c’è riuscito.
Ps. Ma secondo te, cosa hanno mangiato per dessert?
Opera*La colazione dei canottieri. 1880-82 circa.

Scorpione. 📍 [Viola]
Magnetico e velenoso Scorpione, chi sa cosa frulla giorno e notte quel tuo cervellino. Chi sa quali moti di pensiero si scatenano e, soprattutto, chi sa cosa li scatena. Ma una cosa è certa: sei s-catenato e quindi va da sé che sei libero. Ma da cosa? In parte da tutti quei sigilli imposti dalla ‘fabbrica’ che garantiscono l’integrità del prodotto e in parte da tutti gli altri sigilli che ti sei imposto da solo. So che, sopraffatto dai rimpianti, stai accennando un ‘sì’ con la testa ciondolante, ma fidati amico se ti dico che sbagli. E che sbagli di grosso. Ti trovi in una posizione molto favorevole, non troppo comoda, forse, ma privilegiata e come un cecchino sei rannicchiato dove nessuno ti può vedere e sei pronto a eliminare chiunque tenti di pregiudicare ciò che hai ottenuto con tanta fatica. Ma tu sei uno che ragiona, prima di sparare osservi, valuti con cura e inoltre sai bene che per non sbagliare mira c’è bisogno di molta luce. Quindi libertà, osservazione e luce e da cecchino patentato ti trasformi in un artista. Il pittore che condivide questi tre punti con te è un padre rivoluzionario che prima di ogni altro si è liberato da catene e i sigilli e lo ha fatto in un modo sublime, per il quale tutto il mondo gli sarà sempre riconoscente. Claude Monet, intorno al 1860, abbandona la classica pittura realista e insieme ad alcuni suoi compagni di tavolozza, inizia a realizzare paesaggi e vedute, riportando sulla tela rapide pennellate, con l’intento di catturare il momento. Ma la vita degli artisti è spesso rinuncia e sofferenza e anche Monet non se la passa tanto bene, nel ’67 cade in depressione e tenta il suicidio e nel ’69 i creditori gli portano via tutte le tele in suo possesso, lasciandolo senza colori per dipingere. I suoi amici Renoir e Gaudibert lo aiutano ad uscire dalla crisi e nel ’70 allestisce uno studio galleggiante su una piccola barca, dove finalmente riprende la sua attività fino al 1874, anno in cui insieme a Cézanne, Degas, Renoir, Pissarro ed altri pittori emarginati, organizzano una mostra rivoluzionaria, in contrasto con i rigidi ‘sigilli’ della pittura classica del Salon. Tra i dipinti esposti c’è la sua ‘Impressione, levar del sole’, opera prima dell’Impressionismo. La sua ossessione è lo studio della luce, in ogni sua sfumatura, specie se riflessa dall’acqua e inizia ad osservare la stessa scena in diverse ore della giornata e da diverse angolazioni, ad esempio il ponte di Waterloo, ritratto in sessanta varianti. Sono sicura che nella tua malattia mentale, caro Scorpio, saresti in grado di fare qualcosa di simile. Per fortuna ha preso piede la macchina fotografica! Comunque, dopo svariate disgrazie familiari, si trasferisce a Giverny, dove inizia a dipingere la serie delle ninfee. È una serie composta da 250 opere dove l’artista si concentra sempre più sul soggetto, andando ad escludere pian piano panorama e sfondo, in una sorta di zoom analogico in cui la messa a fuoco è difettosa e la resa è un’opera sempre più astratta. Questo è dovuto anche ad una grave malattia agli occhi che lo rende, negli anni, quasi cieco. Nonostante tutto continua a riprodurre le sue ninfee, nella sua realtà soggettiva e ormai distorta, dove i contorni si perdono e i colori si fondono, tramutando i petali dei suoi amati fiori in violacei riflessi di luce sull’acqua.
Ora ho la curiosità di vedere con quale assurda giustificazione cercherai di allontanarti da questa somiglianza e quale scusa sarai in grado di tirare fuori pur di non mostrare a tutti ciò di cui sei capace. Solo chi ha assaggiato le catene può amare la libertà e solo chi è stato totalmente obbediente è davvero capace di disobbedire.
Opera*Il giardino di Monet, Iris. 1900

Sagittario. 🦓 [Azzurro]
Sei il segno che più ama viaggiare. Viaggi brevi e lunghi, in territori inesplorati, verso mete poco ricercate, ma anche verso tutto ciò che è molto diverso o lontano da te, compresa quella tipologia di viaggio introspettiva che alle volte trovi il coraggio di affrontare. La tua volontà e questa fame insaziabile ti portano a sottovalutare alcune situazioni che potrebbero rivelarsi pericolose per te stesso e la tua rinomata distrazione non aiuta nella valutazione dei rischi. Ma è questo che ti rende così attraente e sfuggente. Il tuo bagaglio è sempre pronto e quello delle esperienze ormai non si chiude più da quanto è pieno, socievole e disponibile, proprio a causa della tua conoscenza puoi essere interpretato da alcuni come superb, ma sei generoso e sempre aperto agli altri. Gli scogli più affilati si trovano nel mare delle tue relazioni, non sei un compagno semplice, non ti accontenti mai e il tuo partner deve stare sempre attento a stimolarti sotto tutti i punti di vista, per soddisfare la tua focosità e per far sì che la tua attenzione non si rivolga verso nuovi (o vecchi) orizzonti. C’è stato un pittore che racchiudeva in sé e nelle sue opere molto di questi tuoi lati. Artista dalla vita sregolata, a Montmartre si guadagnò il soprannome di Modì ovvero maudit, maledetto. Amedeo Modigliani si fece strada tra gli artisti a lui contemporanei grazie ai suoi dipinti ricolmi di sensualità, tanto che la sua prima mostra a Parigi ebbe il consenso della critica, ma venne chiusa il secondo giorno, per oltraggio al pubblico pudore. Celebri soprattutto i suoi ritratti, soprattutto di donne. Colli allungati e visi stilizzati caratterizzati da una particolarità ripetuta in ogni opera: dipingeva gli occhi vitrei, senza pupille, con un monocromatico e tenue azzurro, quasi a rispecchiare il cielo. Eppure in tutti i suoi ritratti gli sguardi hanno profondità e forza espressiva. Una vera magia. Alcuni hanno interpretato questa scelta stilistica come una difficoltà dell’artista a interagire con le donne, altri hanno sostenuto che non dipingeva le pupille delle modelle finché non era in grado di capirne l’animo. In realtà la soluzione dell’enigma è stata svelata da Modigliani stesso: quando alla vista del suo ritratto, l’amico pittore Léopold Survage, gli chiese perché gli dipinse un occhio sì e uno no, lui rispose “Perché con un occhio guardi il mondo fuori e con l’altro guardi dentro di te”. Quindi introspezione più che incapacità di relazione e forse rispetto per l’intimità altrui. L’unico aspetto non similare a te fu la sua salute, cagionevole fin dalla nascita, che non gli diede il lusso di vivere a lungo, infatti morì giovane, ma non per questo limitò tutti i suoi eccessi di bevitore e fumatore alla moda bohémien. Anche nei rapporti amorosi fu scostante, ebbe moltissime amanti e due figli non riconosciuti, finché non incontrò ‘noce di cocco’ alias Jeanne Hébuterne, pittrice e donna della sua vita, per la quale non dico che mise la testa a posto, ma almeno la sposò e ne riconobbe la figlia, anche se le loro furiose litigate erano conosciute in tutto il vicinato. Quando lui morì lei non resse il dolore e si tolse la vita il giorno dopo, nonostante fosse in dolce attesa Sì, i francesi hanno l’occhio lungo e ci presero affibbiandogli quel soprannome, perché questa è senza dubbio la storia di un talentuoso artista maledetto. Ma tu da questo devi fare ciò che sai fare meglio: prendere il buono, il misterioso e il magnetico e metterlo in valigia e non scoraggiarti quando la strada ha un po’ di buche. Potresti sempre fermarti per guardare cosa c’è dentro.
Opera*Ritratto del pittore Léopold Survage. 1918 circa

Capricorno. 🧜‍♀️ [Nero]
Ciao, arcigno Capricorno. Non ami gli estranei e sei così tanto introverso da sentirti in dovere di essere leale solamente con le persone che, non si sa in quale modo, ti vanno a genio. Sei, anche per questo, l’incarnazione della libertà, perché sei libero dai vincoli sociali, dal perbenismo, dal dovere imposto e questo giustifica il materialismo ed altri comportamenti malvisti dai più. Si dice che la tua costellazione sia la porta attraverso la quale passino gli dei e uno di loro l’ha sicuramente attraversata per giungere su questo pianeta. A questo dio mi permetto di associarti, perché non solo la luce desidera essere venerata: Egon Schiele. Della divinità, oltre il genio, possiede la sfrontatezza, la convinzione della perenne ragione, l’assenza di senso di colpa. Precocemente predisposto alla pittura riesce a dedicarsi agli studi artistici solo dopo la morte del padre e grazie ad uno zio che ne prende la tutela e che, di malavoglia, gli permette di studiare; ma dopo pochi anni Egon abbandona la scuola, irritato ed imprigionato dallo stile fermo e conservatore dei suoi insegnanti. Lui, che è un fanatico dei treni, sa già che si sposta su un altro genere di binari. A dispetto della sua breve vita, muore proprio a causa della pandemica influenza spagnola alla giovane età di 28 anni, produce un numero esagerato – che viaggia su tre zeri – di quadri, bozzetti e schizzi a matita. La sua espressione artistica è intensa, a tratti disturbata e sebbene sia un protetto di Klimt sembra riesca ad elaborare un lato più oscuro nella lettura e più scuro nella tavolozza. Usa molto il nero, colore che ti rappresenta, pessimista amico Capricorno. Neri gli abiti, le tuniche, le calze delle donne e neri gli occhi che ritrae che, come magneti, sono privi di qualsiasi punto di luce e sembrano fatti di un buio che assorbe l’occhio dello spettatore. Impossibile non innamorarsene, impossibile non odiarlo. Dipinge anche scene d’amore più serene, ma sempre velate da toni di qualche negativo presagio. Tantissimi gli autoritratti, l’autoerotismo ritratto e l’erotismo di corpi contorti in esplicite forme di sessualità cruda. Ai tempi non si scherzava su queste cose, infatti Schiele è costretto a trascorrere un breve periodo in progione, accusato di pornografia, visto che era solito appendere i suoi dipinti erotici alle finestre del suo studio che davano sulla strada. Il nervosismo del suo tratto, l’ermetismo del concetto, la scelta dei toni per non parlare dei soggetti, lo fanno diventare uno dei più importanti pittori figurativi del XX secolo. Grande amante di donne, sceglie di sposare una delle sorelle Harms, Edith, perché la sua posizione sociale potrebbe agevolarlo; la scelta tra le due sorelle non credo gli sia costata tanto visto che ha una relazione anche con la cognata. Piace. Piace come uomo e come artista e il mondo dell’arte si divora le mani al pensiero di quello che avrebbe potuto creare se l’universo non lo avesse richiamato a sé così presto, anche se con la sua breve presenza getta le basi per il movimento espressionista viennese. Schiele era un dio imprigionato in un corpo mortale. Non ti chiedo di imitare o di ripetere ciò che può a mala pena essere compreso, ma ti invito a seguirne un solo atteggiamento: sii vero e dai tutto il meglio e tutto il peggio di te, sempre.
Opera*Self-Portrait with physalis.1912

Acquario. 🛀 [Blu]
Amico Acquario, le stelle hanno da sempre un debole per te, ti proteggono e incoraggiano, affinché tu possa sempre riuscire. Ma non sono le stelle le vere direttrici del tuo destino, perché sei tu che domini la tua vita, con fermezza. Il tuo lavoro è caratterizzato da un impegno costante, dalla gestione della solitudine, elemento di cui necessiti nonostante tu sia circondato da persone che ti stimano e ti adorano, e dalla grande affidabilità. Vivi su un’altalena di umori che ti fa passare dall’euforia all’apatia e questo ti rende imprevedibile e di umore variabile; la tua è una personalità astratta e sei molto legato al mondo delle idee che non smettono mai di ronzarti in testa. Sei un intellettuale libero dai freni e questo ti permette di essere un sognatore, ma un sognatore che riesce a imbastire e a costruire il futuro su delle basi solide, grazie anche alla costanza. Sei un progettista di sogni e per questo il tuo colore è il blu, quello del mare profondo e del cielo della notte. E in direttissima arriva La notte stellata di Vincent Van Gogh con il suo turbinìo di stelle e di vento, con i cipressi a guardia della sera, con le luci della vita dentro le case, con un campanile a far da eco agli alberi, con dei pendii quieti a delimitare il cielo e con una luna che ruba la scena. Van Gogh potrebbe aver dipinto questa tela nel periodo di internamento volontario nell’ospedale psichiatrico, dove la scarsa presenza di ‘ospiti’ dà la possibilità all’artista di ottenere una stanza al piano terra da trasformare in studio e nella quale può riprendere l’attività pittorica dal punto in cui l’ha lasciata prima che gli attacchi di allucinazioni si presentassero con più frequenza. Paradossalmente, dopo una vita vissuta di stenti e finanziata solo dal suo amato fratello Theo, le sue opere cominciano ad ottenere un certo riscontro quando la sua mente inizia a vacillare, ma quando si ritrova a spedire alcuni dei suoi quadri al fratello dalla casa di cure, decide di non inviare proprio la tela dello scorcio notturno. Pur essendoci legato crede che sia un’opera fallimentare, la trova addirittura troppo astratta. Sono state tante le letture di quest’opera, dalla chiave religiosa a quella dei suoi black-out mentali nei quali lui dipinge sotto trance, ma credo non sia importante conoscere esattamente gli impulsi che lo hanno indotto a realizzarla. Alcuni ci vedono una grande angoscia, altri una notte serena, ma non è neanche la percezione soggettiva che voglio sottolineare, quanto quell’attimo (uno tra i tanti) di sfiducia che lui ha avuto quando ha creduto di aver dipinto un fallimento mentre in realtà aveva appena compiuto un miracolo. È questo che voglio che non succeda mai, Acquario, nei tuoi pensieri e nelle tue stellate idee: non devi titubare, tentennare o dubitare delle tue capacità perché la tua è una strada costellata di successi concreti che anche tu, prima o poi, dovrai iniziare ad accettare.
La modestia è innocua come le sabbie mobili e la superbia è infida come uno stagno. Non perdere la via di mezzo.
“[…] La speranza è nelle stelle, e la Terra è un pianeta, e di conseguenza una stella o un corpo celeste”. Van Gogh.
Opera*La notte stellata. 1889

Pesci. 🐋 [Verde acqua]
Una caratteristica dell’animale sotto il quale sei nato è uno dei grandi quesiti che da sempre mi pongo: il silenzio dei pesci. Non credi anche tu che sia ingiusto? Inoltre trovo che sia falso: non c’è motivo nell’evoluzione di limitare questi esseri, né certezza del loro effettivo mutismo. Cosa ne pensi, amico Pesci, eh? Parlami. Non ti sento. Vabbè… Infine mi chiedo perché abbiano dato al Pongo questo nome. Forse, dopo averlo inventato, lo hanno guardato e hanno detto “E ora che pongo ci faccio con questo? Mah… Per ora lo pongo qua, poi vedrò che pongo farne.” Ehhh. È una vita di domande senza risposte, vero mio caro Pesci? Perché, perché, perché (?). Perché chi vive nel principale Elemento, deve subire l’affronto del silenzio? Perché chi vede meraviglie sotto colonne d’acqua ed ha in sé il mistero della vita non ha il potere di comunicare? Potrebbero esserci tante risposte e tutte sarebbero inesatte ed incomplete. Una tra queste potrebbe celarsi tra le lucenti squame, tua finta corazza che può ingannare molti, ma non tutti.
Una tra queste potrebbe essere quella lotta senza fine che tu conosci bene e che combatti spesso e malvolentieri contro te stesso. L’acqua si sa, è la cura per tanti mali, quella che si beve, quella che sgrava dal peso del corpo e quella che passa sotto ai ponti, ma per lenire il dolore primordiale di ferite sempre a bagno ci vuole un’acqua magica: la volontà. Così, mentre osservavo nel buio della notte, una stella ha pronunciato il suo nome, una stella che ha sofferto così tanto in vita da desiderare di andarsene per non tornare mai più, ma che per tutto il tempo che ha avuto a disposizione, ha brillato con una forza tale da far passare in secondo piano le sue sfortune.
Frida Khalo sin da bambina, conobbe le derisioni altrui per il suo incedere zoppo, dovuto a problemi di salute. Durante gli studi di medicina poi, a diciotto anni, mentre rientrava a casa, subì un tragico incidente che le spezzò la colonna vertebrale e il bacino in tre punti, le frantumò il femore e le costole, le schiacciò il piede destro e un corrimano dell’autobus sul quale viaggiava le infilzò il fianco, danneggiandole l’utero. Il dolore fisico si sommò a quello della solitudine, visto che fu costretta a stare a letto per molto, molto tempo. Fu in questa situazione di infermità che iniziò a dipingere e fu grazie alla pittura che ebbe – cito le sue parole – un secondo grave incidente: l’incontro con il suo grande amore, il pittore Diego Rivera, che la incoraggiò come artista e forse un po’ meno come amante. Infatti Rivera era poco incline alla fedeltà e Frida ne soffrì davvero tanto, ma non abbandonò mai la sua arte, perché aveva bisogno di esprimersi, di comunicare. Venne avvicinata dal e al movimento surrealista, per la componente onirica dei suoi quadri, ma lei rifiutò questo inquadramento in quanto i suoi non erano sogni, ma episodi di vita reale. E fu la vita reale quella che visse, giorno dopo giorno, con tutta l’intensità che potè e nonostante i dolori lancinanti che la martirizzarono per tutta la breve vita. Lottò. Non solo lottò per sé, ma anche per gli altri e sostenne che l’unica cosa per la quale valesse la pena vivere era la rivoluzione. Insomma, non voglio martoriarti, perché so c’è una seria probabilità che tu legga il tutto con negatività, mentre è proprio sul ciglio della positività che ti devi sporgere, male che vada, cadi! Che vuoi che sia! Frida amava coprire le cicatrici delle sue innumerevoli operazioni con sgargianti abiti della tradizione messicana ed era solita dipingere se stessa, perché era la persona che meglio conosceva al mondo.
Il suo nome di battesimo era Freida da Freiden che in tedesco, linguamadre di suo padre, significa pace.
Potresti comprarti uno specchio nuovo, amico Pesci, e dichiarare, se non proprio la Freiden con te stesso, almeno un Armistizien. Che ne dici? Ah, è vero: sei muto.
Ps. Il tuo colore è il verde acqua e dall’acqua nasce ogni cosa
Opera*Ciò che l’acqua mi ha dato. 1938

4 pensieri riguardo “[Spore di Tetano] Le stelle ci amano. Ma è meglio se restiamo amici.

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