Rosso antico.

“[…]
Si chiamava Rossana, come la caramella, quella con l’involucro vedononvedo, rosso antico.
A lui piaceva Rossana, lei, non caramella.
La caramella non gli era mai andata giù, lo infastidiva quando da bambino, dopo averla succhiata a lungo, si spaccava e fuoriusciva la crema; non era di suo gusto. Avrebbe preferito una Rossana tutta dura, senza ripieno. Compatta. Tutta.
Rossana era bella, gentile, premurosa e donò tutte le sue doti, perché le piaceva farlo stare bene. Lui la tenne in tasca, a lungo, sapendo che oramai era sua, squagliandola; scartandola infine, lei, non la caramella, la mise in bocca, succhiandola senza troppi regali, senza troppe preoccupazioni, consumandola quasi sovrappensiero, aspettandosi che durasse a lungo.
Ma Rossana non era compatta, non era continua ed infinita come lui credeva e quando la sua parte più croccante e fragile si spezzò, implodendo sotto il peso del palato, il cuore di Rossana invase la sua bocca, si adagiò sulla sua lingua stimolando ogni singola papilla. Quell’insieme di sapori lo catapultò all’infanzia, a quando, distratto, subiva le ramanzine della maestra, nel banco accanto alla finestra, il posto più freddo, ma più panoramico della classe. Quel gusto lo riaccompagnava lungo una strada che pensava e sperava di aver dimenticato. Rossana lo aveva riportato al suo banco, alla sua povera merenda mangiata in solitudine sotto la quercia, al suo letto nella piccola stanza in campagna, ai suoi compiti a lume di candela sul tavolo della cucina, davanti al fuoco, dove aveva giurato che avrebbe amato solo se stesso e non avrebbe condiviso niente se non per riempire i momenti vuoti delle sue giornate.
Tornò al presente e sputò con disgusto Rossana, lei, non la caramella. Gettò la carta rosso antico nel cestino e Rossana restò sul bordo di quel marciapiede, sputata.
C’era freddo e si sentiva strana, vuota, ma le era rimasta un po’ di quella crema densa e dolce al suo interno e sapeva che da lì sarebbe ripartita.
Di lì a poco passò un cane, la annusò e la mangiò, la caramella, non lei. Rossana diede una carezza al bastardo, il cane, non lui, che la seguì scodinzolando, fino a casa”

[cit. Storie di notti col cane – E. A. ]

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